venerdì, agosto 11, 2006

LA CONTEMPLAZIONE COME RISORSA POLITICA



La contemplazione come assenza di movimento; accettare ed essere coscienti del vuoto, l'ammirazione della bellezza. Come il ragazzo del film "American Beauty" che filmava la bellezza, la ragazza vicina di casa, la danza impressa dal vento sul misero sacchetto in plastica, lo stormire delle fronde degli alberi dietro casa. Perché filmare tutto questo significa ammirare il qui ed ora, rivendicare il ruolo della contemplazione. Non c'è nulla da toccare, nulla su cui intervenire, nessuna materia da sottomettere a qualsivoglia interesse o volontà.
Una posizione chiaramente soggettivistica e appunto per questo radicale ed estrema nel suo proporsi. Non priva di spunti regressivi, questa posizione riflette più un manifesto per l'arte e per l'espressività globale soggettiva che una vera filosofia d'azione. Niente intervento su qualcosa di per sé unico e bello, tutto godibile e fruibile di per sé, nell'immediatezza dell'attimo. E' il poeta colui che genera arte dalla contemplazione. L'unico movente dello sviluppo è la ricerca della bellezza di per sé, a prescindere dall'oggetto da osservare. Non c'è battaglia di stili, di punti di osservazione, ma la rivendicazione della contemplazione in toto, quindi della bellezza in qualunque forma essa si manifesti alle singole sensibilità.
Non esiste più un mondo da far progredire, nulla di più da toccare perché la gioia è data dalla contemplazione dell'essere/esserci, dal godimento dell'esistenza pura, così come essa si offre. Rimozione dei fini ultimi, negazione ontologica, di mète di progresso da raggiungere imposte all'Io dalle regole della cultura. Solo ascesi nell'astensione dal movimento, dall'astinenza del fare. Fuori dalla mentalità dominante, qui in questo sperduto angolo di terra che chiamiamo comunemente e abbiamo chiamato sempre più spesso Occidente.Là dove muore il sole, metafora della morte di ogni infanzia del mondo, di ogni potenza dionisiaca, il ritiro dall'irruzione tecnologica, dal praticismo diviene evocazione per l'irrompere della straordinaria ordinarietà nel quotidiano dell'uomo a una dimensione.

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