mercoledì, luglio 18, 2007

LIBRI LETTI: QUALCHE DRITTA


In questo post faccio entrare tutti i libri che ho letto da Aprile ad oggi. E' un guazzabuglio di romanzi, generi e saggi che certamente vi snerverà. Ma siccome non si scrive solo per comunicare agli altri, forse e soprattutto si scrive per tenere a memoria. Allora eccola mia lista della serva. Se cliccate sull'icona del libro trovate recensioni e trame; un primo trampolino di lancio nel caso foste interessati.




Parto con un Paul Auster del 2005, trovato per caso nella biblioteca dell'ospedale. Il suo "Follie di Brooklyn" mi ha affascinato ed ho trovato dolcissima la vecchiaia del protagonista newyorkese: dedicata, non sempre volontariamente ad arricchire la vita degli altri. Vi sembrerà che stia parlando di un missionario, un volontario della carità? No, per nulla. Anzi, è un gaudente pensionato alle prese con una vita normale che sotto le sue mani assume la veste di una vera avventura. Auster è il vero burattinaio che plasma i suoi attori con mano fatata. Un romanzo avvincente sulla semplicità e gli affetti. Altra cosa dal primo romanzo che di lui ho letto, "L'invenzione della solitudine", pesante, introspettivo ma pur sempre eccellente.




Ancora sulla scia della letteratura americana mi son fatto Don De Lillo che mi aveva fortemente attratto con Mao II, ma questa volta non si parla di scrittori ed il fuoco non è sull'intero palcoscenico della politica mondiale e delle potenze che reggono la nostra vita. In questopiù recente Cosmopolis l'autore non va oltre Manhattan, l'uscita di testa di un ventottenne multimilionario senza alcun futuro. Il ricordo va al cattivissimo "American Psycho" ma con accenti che certamente hanno uno spessore narrativo molto più interessante. Tempi e ritmo da Ulisse di Joyce. La trama si svolge nell'arco di una giornata. 



Come del resto l'altro romanzo "Sabato" di Ian McEwan. Una palla pazzesca. Adoravo questo scrittore, ma da "Espiazione" compresa sta diventando sempre più tronfio e pesante. Nulla ha più a che vedere con le sue vecchie storie dal ritmo cinematografico. Qui la narrazione piuttosto è lenta, tutta centrata sul passato. Si perde e si fatica a trovare il filo della storia. Non l'ho ancora finito, ma spero di farlo presto.





Ultimi ma non in ordine di lettura sono "L'Automa" di Moravia, una serie di racconti del 1963 che hanno come spazio comune l'alienazione. Personaggi che ci sono ma solo perché qualcuno gliel'ha suggerito. Sono altrove perché la loro identità è occupata totalmente dal ruolo imposto, dalle necessità dell'ambiente, della loro posizioen sociale, dal sesso. E' molto attuale e consiglio la lettura avvincente dei piccolissimi scritti che si succedono come golose ciliegine "amare". 


 

Un altro scritto, questo però non certo da esaltare, ma solo da osservare come testimonianza dell'attuale nostro vivere, della decadenza completa di una cultura e di un popolo è "Fango" di Nicolò Ammaniti. Anche quest'opera è una serie di racconti fra cui spicca L’ultimo capodanno dell’umanità. Piena di humor nero, la tragedia ha la faccia della normalità. Bravissimo a disegnare veri intrecci fra normale e fantastico, Ammaniti sembra godersi dall'alto la scena di un'umanità italica distrutta su tutti i versanti.






Sul fronte saggistico segnalo due illuminanti lavori. Il primo è un pamphlet di Bruno Arpaia su possibili viraggi della sinistra, specialmente quella radicale, dalle rivendicazioni alla proposta, dai diritti ai doveri. Lo fa in un'ottica di cambiamento culturale: basta parlare di progresso, visto lo sfacelo che abbiamo di fronte; basta l'enfasi sul mercato che scimmiotta il migliorismo aziendale; basta la costante sottolineatura dei diritti, quando c'è bisogno di etica, doveri e responsabilità, basta l'esasperazione della sfera individuale. Riportare al centro la comunità ed un'idea "reazionaria" dello sviluppo sociale, ovvero reazione al presente contro l'attuale appiattimento.




Nell'altro saggio, Amartya Sen "La libertà individuale come impegno sociale" le diverse esigenze dello sviluppo sociale e del cosiddetto "conservatorismo" ecoonomico possono integrarsi nell'attiva partecipazione dei cittadini alle scelte di natura sociale. A questo fine, vengono recuperate da una parte le istanze della giustizia e dei diritti individuali, lascito di un marxismo ancora vivo e attuale (morto ormai nelle modalità di attuazione e quindi nel potere), dall'altro le esigenze di stabilità economica e di razionalizzazione della spesa pubblica. La sintesi sta nel più ampio possibile coinvolgimento dei cittadini alle scelte da fare. Un tema questo che ho già fatto mio in ambito sociosanitario, quando è evidente l'impronta ideologica della contrapposizione tra diritto dei cittadini ad essere curati al meglio ed esigenze di rientro della spesa pubblica. Tale dicotomia potrebbe essere superata da una scelta sociale partecipata sulle priorità da assegnare alle questioni pubbliche.

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