mercoledì, settembre 12, 2007

Digital Divide Sociale, Culturale e Innovazione ICT (2°parte)



a cura di Claudio Tancini - Forum Innovazione


Carenza di strumenti

La diffusione degli strumenti informatici è fondamentale per poter beneficiare della innovazione tecnologica. Nel rapporto Istat del 2005 viene riportata una disponibilità di personal computer nelle famiglie italiane del 43,9%, e di accesso a internet del 34,5% (anche se solo del 11,5% per accessi in banda larga).
Sul versante dei personal computer la disponibilità di macchine sempre più potenti ha permesso un allargamento della offerta applicativa e delle funzionalità, la rincorsa alla crescita ha tuttavia creato una doppia base installata, quella delle aziende e degli utilizzatori che hanno maggiore disponibilità economica per il rinnovo tecnologico, e quella degli utilizzatori di macchine e software delle generazioni precedenti. Abbiamo quindi allargato il numero di macchine, ma spesso la qualità dell'insieme è meno alta di quello che i numeri potrebbero far sembrare.
Un'altro fenomeno interessante è la maggiore diffusione del notebook, che ha permesso al personal computer di non essere più vincolato al “luogo”, questa tendenza potrà abilitare ulteriori applicazioni e permettere una ancora maggiore diffusione della tecnologia, la vera questione si sposta sulla identificazione degli strumenti del prossimo futuro, in particolare la convergenza o la competizione tra pc sempre più piccoli verso apparati più simili a telefoni cellulari o palmari.
Per quanto riguarda il software al momento resta deludente la diffusione dei sistemi alterativi, open source, che pure oggi, grazie all'impegno di molti soggetti, hanno tutte le possibilità per competere con i leader di mercato.La minore semplicità di uso e la mancanza di supporto sono alla base di questo stallo, e una maggiore attenzione a questi aspetti, unita ad una migliore compatibilità con le macchine di seconda generazione, potrebbe invece creare le condizioni per una diffusione maggiore di software alternativi con benefici anche dal punto di vista del digital divide.
È singolare constatare come molti software open source siano migliori, per funzionalità e prestazioni, di quelli sviluppati in modo “tradizionale”.In effetti in questo contesto la creatività dei soggetti viene maggiormente premiata, e questo fenomeno dimostra quanto spazio di miglioramento ci sia nello sviluppo del software, che spesso è rallentato proprio dalla rigidità (spesso culturale) delle strutture di sviluppo.
Il software applicativo dovrebbe poi focalizzarsi maggiormente sull'utilizzo dei sistemi e sul valore aggiunto delle loro funzionalità, oggi la rincorsa all'ultima “chicca” rende praticamente impossibile seguire l'evoluzione dell'insieme, e questo spaventa chi vuole utilizzare la tecnologia senza dover per forza diventare un super esperto e dedicare troppo tempo all'aggiornamento specialistico.In questo caso l'acronimo KISS (Keep It Simple and Stupid) è quanto mai azzeccato per permettere la diffusione della tecnologia ad un grande numero di persone, e quindi massimizzarne i benefici.
Il successo dei telefoni cellulari, e quello più elitario dei palmari, ha messo in evidenza come non ci sia una preclusione di principio alla tecnologia, ma che quando i benefici sono evidenti e gli strumenti accessibili, la loro diffusione è garantita.
In questo caso servirebbe un maggiore sforzo per evidenziare altri tipi di benefici, che non siano legati a esigenze semplici o a status simbol, per poter creare la giusta propensione alla innovazione.
Troppo spesso poi l'accesso alle tecnologie, soprattutto ai personal computer e alle reti, è legato ai soli aspetti ludici, o ancora peggio alla pornografia, limitandone le reali potenzialità e riducendoli ad un ruolo quotidiano marginale.
Ancora nel 2005 per il 40,4% delle famiglie Internet era inutile o non interessante, e il 30% dichiarava di non essere capace di utilizzarla.Anche questo è un gap (culturale) che ci divide da altri Paesi nostri competitor.
Le Grandi Aziende sono già da tempo impegnate al rinnovamento tecnologico e alla ricerca di efficienza, con risultati evidenti.Negli ultimi anni anche il settore consumer è diventato determinante, perché i costi dell'hardware sono calati pur fornendo maggiore potenza elaborativa, e contemporaneamente è migliorata molto l'offerta di servizi applicativi, dall'area dei giochi a quella del software di utilità personale, a quelli di comunicazione.Questa tendenza potrebbe essere un eccezionale volano per ridurre molti fattori che determinano il digital divide culturale, e si dovrebbe porre ancora maggiore attenzione alla abilitazione di questo settore, per permettere la continuazione dell'attuale trend.
In sintesi possiamo quindi dire che gli strumenti ci sono, e che ci sono anche aree di miglioramento sia nella loro diffusione che nelle loro potenzialità.
L'Italia non ha oggi la possibilità di giocare un ruolo importante in questo mercato per quanto riguarda l'offerta di hardware e software. Stiamo diventando un popolo di utilizzatori e integratori.Questa è una situazione che dovremmo riconsiderare, se è vero che è difficile essere competitivi nel mercato globale, è anche vero che la attuale prospettiva è quella di vedere un drenaggio di nostre risorse economiche verso i soliti global players, e di non poter beneficiare tra l'altro di nessuna realtà industriale che possa creare sinergie con di attività di ricerca e sviluppo.
Ci sono poi aree tecnologiche con enormi potenzialità di crescita, come la domotica, la telemedicina, le applicazioni ICT di controllo e di servizio (i.e traffico, soccorso), sulle quali si sono avviati progetti specifici, che tuttavia al momento non producono un effetto innovativo diffuso e un ampliamento del mercato ICT, questa sono aree sulle quali potremmo investire per recuperare il nostro gap nella industria ICT.
Purtroppo non si vedono al momento iniziative, nel privato come nel pubblico, tali da cambiare in modo significativo questo contesto.

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