C'era una volta in un bosco, cioè una jungla sociosanitaria detta Welfare, un mostro cattivo e nero che si chiamava Diverso. Era sporco lurido spesso disonesto e lascivo, tanto che tutti coloro che vi si avvicinavano, rimanevano sconvolti da quell'essere schifoso. Nessuno se ne curava, le tv del Padrone ci mandavano a dire che non esisteva più. "Bambini non abbiate paura, il Diverso è solo un incubo comunista. C'è solo gente che non ha voglia di lavorare o, come i drogati, se le cercano."Solo poche assessore donne al sociale di giunte di sinistra lo evocavano e quando lo facevano la gente scappava terrorizzata. E spesso, se il pubblico restava ad ammirarle, loro si avvicinavano spiegando che insomma è umano come noi. "Guardate com'è tenero il punkabbestia ha bisogno di famiglia, della nostra solidarietà." E lisciando i folti ricci cotonati che sprizzavano pulciotte giocoliere, s'arrese alla puzza svenendo, ma con grande solidarietà.Decisero allora che andava aiutato e misero in campo fior di progetti. Il bosco si fece zeppo di gente a caccia del Diverso per portarlo fuori dal bosco e nella città incantata con la speranza di integrarlo. Che volesse dire 'integrarlo', nessuno lo sa di preciso. Insomma di salvarlo. Una brava ragazza lo avvicinò per farlo biodanzare, sperando di scioglierne i blocchi; un'altra lo testò sperando di coglierne le punte antisociali e un'altra ancora cercò di ammansirlo con pastigliette elettroshockanti, perché sicuramente tutti i problemi venivano dal suo cervello strano e portato per sua natura al male. Lui, il Diverso, si sentì importante: finalmente qualcuno mi ama, non sono più solo. Andrò in gita in montagna, anche se ho gravi problemi all'anca, potrò costruire sdraie da mare, come tutti gli altri - a me non riuscirebbe, ad esempio -; diventerò produttivo infornando ceramiche e vendendole al mercatino. Sarò il ragazzo prodigio che loro vogliono. Nel centro diurno di don Euro, m'innamorerò di una di queste sante figliole per nulla fatte male e farò contenti tutti i miei salvatori.Insomma cura dopo cura, decise di uscire dal bosco e per farvela breve, fece contenti tutti gli operatori, tanto da assurgere al rango di Casosocialeandatoabuonfine. Si trattava solo di integrarlo con gli altri. Fu inserito in un ambiente protetto, con un lavoro protetto ed una fidanzata protettiva. E la mattina ufficiale (ci sono sempre mattine ufficiali) in cui s'esponevano i lavori a maglia degli utenti, prese la parola il sommo Operatore: "Il mio caso, come potete osservare, è stato risolto benissimo. Adesso il Diverso è uguale. La terapia ha funzionato". Ma il suo Ego senza orizzonti, fatto di ampie e documentate certezze, come ogni favola, era destinato a crollare. La natura selvaggia ed individualista del Diverso impresse alla riunione ben altro cammino. La terapia che avrebbe dovuto renderlo uguale lo fece ritornare, più puro e più saggio, alla sua vecchia passione. Si rese conto che scaccolandosi era felice e che nessun'altra cosa gli dava maggiore soddisfazione. Non furono dello stesso parere i Tecnici presenti che considerarono il lavoro sociale un drammatico fiasco. Invitarono perciò l'equipe a riconsiderare il progetto terapeutico e a prendersi una vacanza, perché il solo modo di aiutare quest'umile creatura era la CC. (Comunità Coatta), dove si diventa uguali per forza.Non sappiamo che fine abbia fatto il Diverso. Se sia diventato una Guardia del Corpo o sia scappato di nuovo nel suo bosco. Ci resta di lui il fetore, tanti sogni di salvezza infranti e la speranza che qualcuno, anche solo uno dei normali abbia compreso col cuore la sua Diversità.
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