venerdì, agosto 26, 2011

Il dipinto bianco di Paula


Devo scrivere assolutamente qualche nota che mi ricordi la lettura da poco terminata dell' opera del 2009 di Christoph Hein "Una donna senza sogni". Uno dei più bei romanzi che mi è capitato di leggere. Non avevo mai letto nulla di Hein e durante tutta la lettura del suo libro, dal modo come si immedesimava nella vita di una donna, la pittrice Paula, persisteva il dubbio che il nome Christoph nascondesse lo pseudonimo di una donna, la
quale avesse scritto una autobiografia eccelsa. Invece allo scrittore il merito di essersi calato in pieno nella condizione femminile, nel suo sentire, come pochi altri riescono a fare. Potere della sensibilità.

Lo scavare intenso profondo quasi pedante nella vita dell'artista Paula con piani e prospettive temporali audaci ed esaltanti di tempo, mi ha colpito duro. Una volta terminata la lettura del romanzo son rimasto solo e con la netta sensazione della perdita di una persona ormai entrrata dentro di me. Vi giuro non sto esagerando. La lettura e pezzi e bocconi era  fatta di brevi e dolci appuntamenti. 
Di questa personificazione, materializzazione dei personaggi libreschi danno testimonianza una serie di lettori, anche di livello ben superiore al mio. Nulla di sorprendente ma perché mi è successo proprio con questo personaggio o con questo scrittore o con quest'ambientazione (Berlino e dintorni)?

Paula ti entra dentro perché è vera, reale, come vere e reali sono le scelte che ella fa durante tutta la sua vita per essere davvero protagonista di essa, anche pagandone le conseguenze. Grazie allo strapotere maschile, ad una società regressiva e totalitaria come la RDT ante caduta del Muro, Paula è costretta ad essere nel mondo sfoderando la sensualità delle eroine dell'800.

Una cosa non capisco. Perché Hein la definisce indifferente verso tutti? Mi pare invece sia una donna che si coinvolge con tutti, anche troppo e che proprio grazie a questa dissipazione d'amore e sensualità paghi e perda la propria vita.

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