Gran Consiglio dei sanitari, organo che comprende tutte le componenti professionali dell'ambito sanitario. I medici di famiglia reclamano l'applicazione di una norma che, responsabilizzando maggiormente i medici ospedalieri, potrebbe rendere molto più semplice la vita dei pazienti. I medici ospedalieri si sentono punti sul vivo e difendono le loro posizioni contrattaccando e accusando i medici di famiglia rei di scaricare il citadino nell'ospedale, disinteressandosi di lui.
La discussione si impaluda in una selva rivendicativa che sembra non aver fine. Alfin la correttezza e l'ora tarda inducono alla sintesi: protocolli operativi e formazione. Il surrogato delle infinite regole mai universali - ci avevano insegnato a diritto la necessità dell'universalità per darsi una norma - create ad arte fino ad oggi per rimandare il momento della responsabilità e del buonsenso.
Ma non si era detto che il cittadino è al centro di tutto? Timidamente c'è chi solleva questo velo: il percorso assistenziale da creare ad hoc per ognuno. Era così difficile? Ma a questo punto chi governa il percorso? I medici di base o gli specialisti? Ancora rivendicazioni, quando sappiamo benissimo che ogni processo produttivo oggi ha bisogno di un team, un gruppo, una rete di relazioni per essere portato a compimento, elaborato e gestito. Quando ancora ci si affida alla tecnologia (la diagnostica, il farmaco), al singolo atto che ha un inizio ed una fine stabiliti dal giudizio del professionista, non si ha presente la complessità attuale e nemmeno la scarsità di risorse, se non addirittura la persona che ci sta davanti.
Fondamentalmente l’équipe territoriale ed un percorso condiviso hanno come finalità:
- lo sviluppo delle attività di prevenzione;
- il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva per la farmaceutica, la specialistica ed i ricoveri ospedalieri;
- la garanzia di una effettiva continuità assistenziale per i malati affetti da condizioni croniche e invalidanti.
Necessario quindi il dialogo al fine di costruire infrastrutture basate sulla conoscenza, senza le quali non sarà mai possibile rispondere adeguatamente alle innumerevoli e sempre più articolate domande di salute che stanno invadendo un deserto formato da singoli punti non comunicanti.
La discussione si impaluda in una selva rivendicativa che sembra non aver fine. Alfin la correttezza e l'ora tarda inducono alla sintesi: protocolli operativi e formazione. Il surrogato delle infinite regole mai universali - ci avevano insegnato a diritto la necessità dell'universalità per darsi una norma - create ad arte fino ad oggi per rimandare il momento della responsabilità e del buonsenso.
Ma non si era detto che il cittadino è al centro di tutto? Timidamente c'è chi solleva questo velo: il percorso assistenziale da creare ad hoc per ognuno. Era così difficile? Ma a questo punto chi governa il percorso? I medici di base o gli specialisti? Ancora rivendicazioni, quando sappiamo benissimo che ogni processo produttivo oggi ha bisogno di un team, un gruppo, una rete di relazioni per essere portato a compimento, elaborato e gestito. Quando ancora ci si affida alla tecnologia (la diagnostica, il farmaco), al singolo atto che ha un inizio ed una fine stabiliti dal giudizio del professionista, non si ha presente la complessità attuale e nemmeno la scarsità di risorse, se non addirittura la persona che ci sta davanti.
Fondamentalmente l’équipe territoriale ed un percorso condiviso hanno come finalità:
- lo sviluppo delle attività di prevenzione;
- il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva per la farmaceutica, la specialistica ed i ricoveri ospedalieri;
- la garanzia di una effettiva continuità assistenziale per i malati affetti da condizioni croniche e invalidanti.
Necessario quindi il dialogo al fine di costruire infrastrutture basate sulla conoscenza, senza le quali non sarà mai possibile rispondere adeguatamente alle innumerevoli e sempre più articolate domande di salute che stanno invadendo un deserto formato da singoli punti non comunicanti.
Nessun commento:
Posta un commento