Adesso mi va di ricordare la grande abbuffata di sabato sera da Gustavo, il grande amico uruguayo che da tempo si è stabilito qui con moglie cilena, una donna dal volto dolcissimo e due marmocchi altrettanto belli. Eravamo alcuni della vecchia compagnia come Cinzia, sempre più in via di separazione con l'indomito Riccardo - marito dalle mille fughe pensate e mai fatte; poi l'Elio che mi pareva sempre più politicamente incazzato, ma come sempre nella maniera più intransigente. Parlava di rivoluzioni ed io ero semplicemente contento di essere lì con amici davanti ad un braciere immenso pieno di carne con in mano il vino rosso, fimando all'aria aperta sotto un castello poderoso antico. Mi piaceva tanto anche la moglie del rivoluzionario con cui ho sempre poco parlato e che mi è sempre sembrata una persona molto positiva, in gamba. Roberto era pensoso, forse perché il mattino dopo avrebbe dovuto alzarsi presto per andare a funghi (ma chi te lo fa fare?).
Il gran parlatore Gustavo arrostiva e parlava e tirava giù un sacco di progetti bellissimi, come quello di investire in case e terreni in sudamerica, visto che lì la vita è poco cara. Sì ma che ci faccio con qualche ettaro laggiù? M'immaginavo quel pezzo di terra abbandonato, pieno di sterpi e capre diventate selvagge, lontano dai miei borghi medievali, le antiche storie di Toscana che mi hanno creato così come sono adesso.
Il più bel progetto di cui abbiamo discusso tutti era quello di trovarsi tra due-tre anni per andare giù in Uruguay e fare una festa. E' bello questo progetto, mi piace e lo sosterrò con tutte le mie forze.
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