martedì, novembre 07, 2006

La commedia del potere: meglio comandare che fottere?

Ho visto l’ultimo film di Claude Chabrol, il fantastico regista di Madame Bovary. C’è lei, la bravissima Isabelle Huppert che recita la parte di Jenne Charmant, un magistrato d’assalto che scopre le trame di un caso di corruzione politico-affaristica. Ma la crociata per la giustizia di questo dipietro in gonnella rappresenterà la rovina dei suoi rapporti privati, in questo caso, la relazione coniugale che va a ramengo ed il cui sgretolamento corre in parallelo allo svolgersi della trama “pubblica” del racconto. La Charmant (ovvero l’affascinante, nel senso di fascinazione, maliarda e strega) ha in mano un potere uguale e contrario alle teste d’uovo che sta mettendo sotto pressione. Ehi, ragazzi, è incredibile come con il dispiegarsi della capacità del magistrato di mettere sotto i piedi con la forza della Giustizia i suoi perseguiti, si fa sempre più evidente la brama, il calore, il godimento della Charmant per il potere. Nello stesso tempo le si rivela in tutta la sua forza la crisi col marito che a prima vista mi pareva uno zombie, un depresso, ma che poi alla fine, dopo il tentato suicidio, mi appare solo una povera vittima del desiderio di potere della donna.
Ci ho letto un messaggio tristissimo: la nostra scissione, vivere per cambiare il potere porta ad uccidere i nostri affetti, perché esso resta quel che è, non c’è modo di cambiarlo ed il solo tentativo di farlo ci annienta dentro perché contaminati dal potere ne restiamo invischiati a morte, a meno che, come ha fatto la magistrata non ne usciamo, accompagnando l’uscita dalla citazione di un fumetto di Filippo Scozzari che suonava più o meno così: “Siate signori, mandateli a cagare!”.

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