giovedì, dicembre 21, 2006

Tra Italia impazzita ed etica del dono


Pubblico con molto interesse un intervento del Grande Francesco. A voi dunque alcune intelligenti notazioni che aspettano critiche e richiamano altre risposte ...

Anche se salgo in cattedra o sul pulpito, mi è venuto in mente, per fare gli auguri ad alcuni amici di condividere una riflessione che vado facendo in questi mesi.

Non è passato molto tempo che Prodi ha definito l'Italia un paese impazzito. Intanto subito mi viene da pensare a un Berlusconi che dice la stessa cosa: impossibile, cosi viscido e ruffiano.

Poi quello che ha detto Prodi, anche se poi per rimanere nel politicamente corretto si è rimangiato quella dichiarazione, è un po' sotto gli occhi di tutti, anche della sociologia.

C'è chi parla di società malata (P. Donati), di società dell'incertezza (Z. Bauman), di società del rischio (U. Beck, A. Giddens) - ma dov'è la liberta se uno non può scegliere di non rischiare - , tutti condividono l'idea che c'è un progressivo drammatico degrado dei valori e quindi delle relazioni sociali. Non si tratta, almeno non è nelle mie intenzioni, fare del moralismo, solo prendere atto di una realtà. Segno inequivocabile di questo degrado è lo scivolamento verso il modello sociale americano, non siamo più nella "società dei due terzi", come si diceva negli anni passati, ma in una società sempre più diseguale, divisa in quattro strati: privilegiati, agiati, protetti e reietti (Rapporto 2006 su povertà ed esclusione sociale di Caritas Italiana e Fondazione Zancan).

La società si disinteressa dei poveri, sempre più poveri, in particolare nel generale "si salvi chi può" se giovani e meridionali, mentre appunto come negli Sati Uniti, si allarga la forbice tra gli agiati e i disagiati e tra chi appartiene a categorie protette (dalle varie corporazioni: sindacati, organizzazioni di categoria varie) e chi no. A questo proposito merita un pensiero il fatto che nell'ultima finanziaria il governo di sinistra abbia aumentato le spese per la difesa e tagliato del 10% i fondi per la cooperazione allo sviluppo internazionale, mentre siamo in attesa di veder attuato il reddito minimo di inserimento, contenuto nel programma dell'Unione.

Comunque è il sociologo Donati che ci mette sull'avviso che oggi , nella società occidentale dopo-moderna, il problema non è solo quello della povertà (assoluta o relativa), dell'esclusione sociale, ma più radicalmente dell'umano/non umano nei rapporti sociali. E qui mi fermo nella spiegazione. Viviamo in quella che Pasolini definiva nel ' 75 "la dittatura fascista dei consumi", che opprime le coscienze, colonizzandole e inducendole al consumo identificato con la felicità. Gli istinti più bassi sono blanditi per fare dell'uomo una cosa e un consumatore prodigo, senza dargli l'opportunità di svilupparsi, di essere educato alla libertà, alla solidarietà, alla giustizia, alla pace. La libertà, le molteplici opportunità della società moderna, tanto propagandate e sbandierate sono in gran parte false. Troviamo nella vita quotidiana mille dipendenze che sono delle zavorre per il nostro spirito: i mille consumi inutili appunto: la vita comoda, la macchina più grossa, il cellulare dell'ultimo tipo, le mangiate, i capi firmati, la casa più grande, i regali lussuosi, i libri, l'ideologia della famiglia, dei figli, del gruppo degli amici, del partito, del lavoro, della donna e dell'uomo della vita, ecc, ecc.

La politica in questo contesto mercantile è controllata, diretta dall'esterno, complice. Da un lato ci sono i vincoli della competizione globale, che spinge a precarizzare il lavoro, a ridurre il potere d'aquisto dei salari, a ridurre le spese statali, anche quelle sociali, a rendere l'esistenza più fragile, più insicura. Dall'altro sempre nella stessa direzione spingono le istituzioni internazionali, che dovrebbero essere espressione dei popoli, ma che rappresentano solo gli interessi dei paesi più potenti, in particolare dell' unica superpotenza: gli Stati Uniti. FMI, WTO, OCSE, G8, UE, tutte al servizio dell'oligarchia delle multinazionali e del capitale finanziario speculativo (che si calcola sia cinque volte quello impegato in investimenti produttivi).


Tutto ciò si scarica sul livello locale, i nostri tanto sbandierati mille Comuni, che devono affrontare direttamente il malcontento della gente che chiede giustamente sempre più servizi, che chiede il rispetto di diritti fondamentali ( casa, asili nido, istruzione, ecc.).


In questo quadro la poltica non è finita, come sostiene qualcuno, ma avrebbe ampi spazi per progetti, sogni, utopie, ma si limita, quando va bene, al piccolo cabotaggio , al buon governo, appunto perchè anch'essa è controllata e complice dei potenti di turno. Il sogno, il progetto esiste, potrebbe essere quello del governo mondiale democratico al servizio dei popoli ( Kant, U. Beck, J. Habermas e tanti altri), per realizzare una maggiore eguaglianza, maggiore libertà, maggiori opportunità di vita. Eppure i segni di una imminente catastrofe ci sono. Come rispondere al problema immigrazione se la Ue spende ogni giorno due €. e mezzo per ogni mucca degli stati membri e ci sono più di due miliardi di persone che vivono con meno di due dollari e mezzo al giorno ? Come rispondere al problema del consumo delle risorse alimentari e ambientali se il WWF ci avverte che nel 2050 ci vorranno due pianeti per condurre questo stile di vita ?


Venendo al nostro Paese abbiamo una Costituzione che nei suoi principi fondamentali è ancora valida e da realizzare. Dossetti ispirato dal personalismo comunitario di Mounier e Maritain, elaborato negli anni ' 30-' 40, parlava di democrazia sostanziale. Molte di quelle idee sono finite nella Costituzione: gli art.2 e 3 sull'uguaglianza formale e sostanziale, il famoso art. 11 in cui l'Italia rifiuta la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (e il Kosovo e l' Afghanistan ?), l'art. 38 sul diritto di tutti al mantenimento e all'assistenza sociale, l'art. 41 sulla finalità sociale della proprietà privata (per cui Berlusconi ha parlato di carattere sovietico della nostra Costituzione) e tanti altri.

Ora, mi viene da chiedermi: ma Dio dov'è? Che senso ha festeggiare il Natale, la venuta sulla terra del Suo Figlio? Io credo che il fatto che Gesù, divinità che ha preso su di se la nostra umanita, cioè che si è fatto uomo, liberandoci dal senso di colpa, che è stato ammazzato dal potere politico e religioso dell'epoca e poi è risorto, fa di noi degli esseri dalle possibilità straordinarie e generalmente non espresse e sconosciute. Dio è dentro la nostra carne, dentro le nostre storie private e collettive. Questo mi dà Speranza per il futuro, mi dà un orizzonte di senso per cercare, con fatica, di non smarrirmi nella babele dei consumi e delle dipendenze in cui siamo immersi.

E' sempre un sociologo, J.C. Alexander dell'Univeristà di Yale che afferma che "il mantenimento e lo sviluppo della democrazia si identifica con la lotta per l'autonomia della società civile".
Ora, tutti lo sappiamo che esistono e quindi guardiamo a ciò che di positivo c'è oggi e oggi cresce, si genera, si espande tra mille difficoltà e mille trappole. Il privato sociale, i movimenti new global, il consumo critico e il commercio equo e solidale, le esperieze religiose e laiche significative, sono il segno che è realistico sperare. Ci sono persone che donano quotidianamente la vita per gli altri, che condividono le difficoltà del prossimo, che si spendono per dei giusti ideali. Il cielo non è tutto coperto da un cupo manto di nuvole.

Auguri di buon Natale e di un sereno anno nuovo.
Cordialità
Francesco

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