domenica, settembre 29, 2019

Sradicati




 

Lo spaesamento è dappertutto. Un fenomeno che accompagna la stagnazione economica ed il deperimento dei valori civili della nostra nazione. Si manifesta in una serie di molteplici forme. Lo vedi dal degrado dei centri urbani, dalle trasmissioni volgari, dai videoclip immorali. Ma lo percepisci da tanti di quelli che ti circondano lo spaesamento.

Sono lì quasi assenti a suggerirti che loro non hanno nulla a che vedere con la tua storia. Nulla collima se guardi i tatuaggi piccoli posticci o enormi fatti di simboli gotici o di culture estranee. Sembrano venuti improvvisamente dal nulla, le copie dell'uomo che cadde sulla terra, repliche di improbabili alieni senza fascino perché privi di storia.

Di ogni età, stenti a collocarli in uno qualsiasi dei piani orizzontali, sottoculture, chiese o partiti, vuoti, quasi autistici nelle loro espressioni. Proprio per queste loro non caratteristiche non riesco a definirne i contorni. Proprio non ci riesco, tanto lontani dalla mia memoria. Qualunque relazione con loro comporta una investigazione ed una sequela di domande che mi pongo: quali radici può avere? Questa parola da dove l'ha tirata fuori? Come si sente adesso? E' adeguato a questo nostro fortuito incontro?

Si perché ogni incontro con loro (loro chi?) ti trascina in un gorgo dolente di fatti ed eventi senza dimensione, a cui non agganci niente. Questa mia percezione è senz' altro il portato della mia vecchiezza, ma non può essere solo quello. C'è molto altro nello spaesamento che vedi sulle facce, nei movimenti del corpo, nei segni visibili o meno di questi personaggi dostoievskiani. C'è sradicamento, mutazione antropologica e altro ancora. Segni di un linguaggio che lentamente, a poco a poco sto decifrando. Fili di una matassa che sto sbrogliando, in un' operazione di recupero che stiamo compiendo in molti, anche se non ce lo diciamo.

Comincio a capire cosa si nasconde dietro questa rabbia; le espressioni violente non sono solo tracce di odio, ma anche bisogno di ascolto. C'è emarginazione nei nostri alieni, richiesta di spazio in una terra straniera. In fondo sono loro i migranti, anime vuote che ballano in qualche non luogo insieme al sudore selvaggio, armati di parole d'ordine (il cuore di maria, patria, orgoglio, difesa della nostra cultura,...). Dietro tutto c'è l'identità, la sua ricerca ossessiva incessante, dato che se siamo qui dobbiamo essere qualcuno. In questa chiave sto cercando un modo positivo per iniziare a raccontargli cosa siamo, da dove veniamo e magari dove vorrei che andassimo insieme.

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